Raduno Clab: Una Storia Verissima!

“Siete il pubblico più difficile” dice Claudio aprendo il ventesimo congresso del suo partito, fra le linee eleganti e nell’acustica perfetta dell’Auditorium Santa Cecilia, progettato da Renzo Piano in una zona di Roma che, da sempre, si apre all’arte, allo sport e alla bellezza.

“Siete il pubblico più difficile” confermo io, scrivendo di questo avvenimento ai miei amici dell’avventura, per la sedicesima volta (in quattro occasioni sono stato assente variamente giustificato, mentre questa volta ero… “presente ingiustificato”). E alcuni di loro (Dio o chi per lui li benedica) ne hanno già letto tante volte.

“Siete il pubblico più difficile” perché ormai ai raduni è stato sperimentato di tutto. Talmente “di tutto” che Claudio si rifugia in una sola piega del suo multiforme ingegno. La “piega” universalmente più conosciuta ed apprezzata: quella di essere il formidabile “cantante” del suo formidabile repertorio. Non proprio un picco di genialità e imprevedibilità come formula di raduno. Mi aspettavo un “ritorno” sulle emozioni di Sanremo (magari qualche video da commentare), qualche ospite a sorpresa (che so? Favino), qualche duetto, qualche omaggio ai grandi del passato… Invece fa “solo” il cantante. Va bene. Può andar (molto) bene anche così.

Così sale sul palco con una dichiarata volontà “antologica” (il raduno era intitolato “Una Storia Vera”) la cui durata sarà limitata solo dalla security e dai custodi dell’Auditorium a fine turno con scope e stracci in mano e dall’esigenza del pubblico di rientrare a casa “a una certa” (come si dice a Roma). Fosse stato per lui, secondo me, si sarebbe fatta mattina.

Quindi, in ordine cronologico, ce le canta e ce le suona per quattro ore, insieme al formidabile squadrone dei suoi devoti strumentisti e coristi. La scaletta? Uhm… dopo due ore e dieci non abbiamo ancora oltrepassato gli Anni Settanta, con sovraffollamento di lumaconerie sentimentali di quegli anni.

Chissà… forse è un omaggio al mio libro che esce oggi e che parla proprio di quel periodo 🙂

Insomma… Le ascolto sempre volentieri, anche perché le esecuzioni sono tecnicamente e vocalmente perfette (si accettano segnalazioni sulla farmacia frequentata che giustifichi la stratosferica condizione psicofisica complessiva) e non c’è rifugio nei medley. Vengono saccheggiate le canzoni meno note (e spesso forse c’era un buon motivo per cui erano meno note…), ma comunque sono ben rappresentate anche le “canzoni principesse” (cit), quelle che gli hanno dato soldi, fama e gloria immortale.

Sceglie di fare “il Leopardi”, soffermandosi a lungo sulle tematiche sentimentali adolescenziali, rinunciando quasi completamente a fare (come è pienamente in grado di fare) “il Manzoni”, “il Carducci”, “il Gramsci” o “il Pasolini”.

Quando vado dicendo che è uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo e lui attacca con “Il Sole e la Luna” o con “Doremifasol”… mi fa un po’ “cadere il palco” e alimenta livori “alla Antonio Ricci” e “alla Vasco Rossi”. Ma va bene così.

E’ stato un altro indimenticabile raduno. Saluto e ringrazio le varie “cellule” che ho incontrato a cominciare da romagnoli e romagnole (in questa notte stellata c’è sempre una serenata per voi) alla storica cellula romana guidata dalla ospitalissima Claudia dal suo “balcone abitabile”, alla cellula pugliese con il solito entusiasmo, alla cellula toscana, alla cellula napoletana (“stava pur’o scrittore”… grande Ivan) e al “cellulare” (nel senso che forse era il solo rappresentate) altoatesino, con i suoi clamorosi racconti.

“Libertà da una signora, che ha passato la trentina…” pensa un po’…

2 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *