Come vedo “destra” e “sinistra”…

“Ma cos’è la destra? Cos’è la sinistra?” (G.Gaber)

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“Di sinistra, di sinistra… Cosa vuol dire di sinistra? Non sono un socialdemocratico anch’io? Avanti al centro, contro gli opposti estremismi!” (F.Guccini nella parte di Dio).

 

Quando mi chiedono cosa intendo per “destra” e “sinistra” ho una mia risposta.

“Destra” è una visione individuale del mondo.

“Sinistra” è una visione collettiva.

L’estremismo di sinistra è la negazione di ogni aspetto personale, per esempio la limitazione della proprietà privata.

L’estremismo di destra è la legge della jungla.

Personalmente detesto ogni estremismo.

Essere di destra è piuttosto semplice.

Essere di sinistra è piuttosto complicato.

Un pensiero di sinistra è quello socialista.

Un pensiero di destra è quello liberale.

Il fascismo, giusto per chiarire, è un’ideologia criminale e pertanto non è né di destra né di sinistra, anche se contiene molti aspetti collettivi (del resto “nazismo” è la contrazione di “nazionalsocialismo”) e viene considerata di destra solo perché è stata sempre contrapposta storicamente e militarmente al socialismo, con cui pure condivide parecchi aspetti.

Le persone di destra sono storicamente riuscite ad andare più facilmente d’accordo fra loro. Perché la destra richiama a concetti più immediati nell’istinto umano (badare a se stessi e alla famiglia, competere con gli altri).

Le persone di sinistra si sono sempre combattute fra loro, perché le loro visioni prevedono un’elaborazione intellettuale più complessa, soggettiva e innovativa.

Tutti gli uomini di destra, nel mondo, si sentono istintivamente affini fra loro, anche se si combattono duramente. Perché si riconoscono nel proprio avversario.

Tutti gli uomini di sinistra si sono sentiti affini per lungo tempo. Da Marx in poi la sinistra ha vissuto di richiami internazionalisti, nutrendosi di concetti come “proletari di tutto il mondo”, “lavoratori”, “masse”, “popoli”, ecc. Un contadino italiano “di sinistra” la pensava come un contadino “di sinistra” cinese o brasiliano.

Ma tutto questo è durato fino a metà del Novecento, quando – nel solo mondo occidentale – si è verificato un fatto nuovo, fantastico, sconvolgente e inaspettato: il concetto di “lavoratore”, per la prima volta nella storia, non ha coinciso più con quello di “proletario” (“proletario” significa “colui che non possiede altro che la propria prole, i propri figli”)

I lavoratori occidentali (europei, nordamericani, australiani, ecc) sono diventati improvvisamente “conservatori”. Prima erano semplicemente “poveri”. E la povertà non la vuole conservare nessuno. Il lavoratore era, per natura, progressista,arrabbiato, innovatore, speranzoso in un domani di profonde trasformazioni.

Oggi il lavoratore occidentale gioca soprattutto in difesa. Ci tiene a conservare la casa, i risparmi in banca, la salute, la sua sicurezza, l’ambiente, le abitudini borghesi (lo sport, gli hobby, i viaggi).

E teme il futuro come una minaccia.

Il proletario di sinistra del Terzo e Quarto Mondo, invece, è attestato sull’originale pensiero marxista: “uniamoci e combattiamo tutti, perché non abbiamo altro da perdere che le nostre catene”. Non possono sapere quello che è diventato un operaio in luoghi del mondo che non conoscono. Se lo sapessero gli sarebbero ostili. E infatti, quando lo sanno, gli sono ostili. Il servitore di un club turistico delle Maldive non riesce a capire che il turista italiano che sta servendo si proclama “un lavoratore”. A lui sembra un riccone di merda.

E il proletario del Terzo e Quarto Mondo vede, nel futuro, l’unica speranza.

“Di sinistra di sinistra… cosa vuol dire di sinistra?”  diceva Guccini.

In effetti sarebbe il caso di precisarlo.

Un uomo della sinistra occidentale chiede ordine, sicurezza, pace, ecologia, decrescita…

Un uomo della sinistra mondiale chiede disordine, conflitti, rovesciamenti, consumi, sviluppo…

L’uomo della sinistra occidentale è (segretamente) il primo nemico dell’uomo della sinistra mondiale e viceversa.

Gli uomini della sinistra occidentale difendono un lavoratore ingentilito, affrancato dai bisogni primari, consapevole e informato, con un concetto altissimo della vita umana.

Gli uomini della sinistra mondiale difendono un uomo ancora in lotta con i bisogni primari e pensa che la vita umana, compresa la propria, valga poco o nulla ed è più pronto a metterla in gioco.

Il lavoratore occidentale chiede tutele e diritti per il proprio lavoro.

Il lavoratore del terzo mondo sa che diritti e tutele lo taglierebbero fuori e chiede organizzazioni economiche selvagge.

In Italia convivono gli uomini della sinistra occidentale e della sinistra mondiale. Definirle entrambi “sinistre” è corretto dal punto di vista grammaticale, ma crea casino.

 

 

 

 

 

 

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